I consigli dell'esperto

L’infiammazione oggi si “spegne” con gli enzimi

L’infiammazione oggi si “spegne” con gli enzimi.
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Scritto da R C

Dr. Michael A. Überall, IFNAP (Institute for Neuro-sciences, Algesiology & Pediatrics, Nuremberg, Germany).

 <<L’infiammazione è una risposta naturale da parte dell’organismo, quando si trova a dover riparare un danno, e in questo senso deve essere intesa come un “primo passo verso la guarigione”. Di per sé l’infiammazione è quindi un meccanismo positivo di difesa, che però, rischia di degenerare, innescando una reazione “eccessiva” che porta al cronicizzarsi dell’infiammazione stessa, vero problema alla base di molte importanti patologie.

Quando il nostro sistema immunitario subisce un danno – una ferita, un trauma articolare o muscolare, un colpo di freddo, l’attacco da parte di un virus, etc – si sente in pericolo e reagisce liberando le citochine “pro-infiammatorie”, che favoriscono una pronta reazione di “auto-cura” da parte dell’organismo stesso.

Attraverso sintomi quali calore, gonfiore, edema, dolore e perdita di funzionalità, percepiamo che è in atto una risposta infiammatoria “acuta”, ma è il cronicizzarsi dell’infiammazione a provocare i danni più gravi, come malattie reumatiche, artrite, artrosi, allergie e persino alcune forme tumorali.

Di solito, di fronte ad un’infiammazione acuta si ricorre a terapie a base di antinfiammatori steroidei e non-steroidei – i cosiddetti FANS, la categoria di farmaci più prescritti al mondo – per bloccare il dolore e gli altri sintomi, ma, facendo ciò, andiamo ad alterare anche alcune fasi della risposta infiammatoria e nello specifico la liberazione, a partire dall’acido arachidonico, di molecole messenger “positive” (antagoniste delle citochine pro-infiammatorie) i cui livelli devono invece essere mantenuti in equilibrio rispetto ai livelli di citochine pro-infiammatorie per non scatenare il cronicizzarsi dell’infiammazione.

Durante il processo infiammatorio, l’equilibrio tra citochine pro-infiammatorie e inibitrici dell’infiammazione viene garantito dall’attività degli enzimi rispetto alla proteina dell’α-2-macroglobulina: alcuni enzimi, infatti, legandosi all’α-2-macroglobulina, ne modificano la struttura, rendendola adatta a “catturare” le citochine in eccesso che verranno poi eliminate dall’organismo. In questo senso una specifica formulazione di enzimi si è rivelata particolarmente efficace nel modulare la risposta infiammatoria, senza peraltro presentare gli svantaggi legati all’assunzione dei classici antinfiammatori di sintesi, e vale a dire: problemi intestinali, formazione di ulcere gastriche, pesanti effetti collaterali a livello cardiocircolatorio e renale. Attualmente i FANS, pur inibendo, come l’aspirina, la coagulazione del sangue, vengono di prassi utilizzati per contrastare il dolore post-operatorio, aprendo la strada a potenziali emorragie.

Nel prescrivere gli antinfiammatori bisognerebbe, invece, sempre ben valutare il rapporto benefici/rischi rispetto al paziente con cui abbiamo a che fare: pazienti over 65 anni, magari politrattati con problemi di salute importanti, infatti, sono categorie particolarmente a rischio che più di altre possono incorrere in effetti collaterali gravi legati all’assunzione degli antinfiammatori o all’interazione di questi con altri farmaci (steroidi, anticoagulanti, antidepressivi, antipertensivi, etc).

Diversi studi hanno però validato un’alternativa naturale ed efficace per “spegnere” l’infiammazione senza dover necessariamente ricorrere agli antinfiammatori di sintesi: gli enzimi!

Grazie alla somministrazione di una particolare combinazione di enzimi si riesce a favorire la risposta infiammatoria “benefica” in fase di stress acuto, regolandone l’intensità e la durata, e portando in modo naturale alla risoluzione.>>

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