Chiudi gli occhi…e lasciati guidare. Il tuo corpo cercherà di resistere perchè non è semplice restare quasi un’ora immobile nella stessa posizione. La tua mente sarà continuamente tentata da pensieri e distrazioni. Ma tu resisti…o, meglio, accogli. Accogli la voce, la musica sottile, il profumo dell’incenso, il suono della campana tibetana. Accogli per lasciar andare ogni resistenza, ogni spigolo, ogni tensione.
<<Mindfulness vuol dire diventare consapevoli di una meravigliosa verità, quella che non siamo semplicemente ciò che sembriamo, cioè un corpo limitato nello spazio e nel tempo, ma qualcosa di molto più grande. Siamo, in effetti, senza limiti, perché siamo energia, ma possiamo ritrovarci, riscoprirci, solo dimenticandoci>>.
Grazia Pallagrosi, giornalista e insegnante di Mindfulness, vive tra l’Italia e la Thailandia, dove conduce ritiri di meditazione. <<Sembra complicato – chiarisce Grazia – ma in effetti non lo è: basta affidarsi, con fiducia, con la gioia di esplorare in modo quasi primitivo. Attraverso i nostri sensi, un aprire totale, per poi dimenticare di essere realtà tangibile. Diventare acqua che scorre: non piccola onda di superficie – quello è solo il riflesso di ciò che siamo – ma Oceano immenso e infinito.
Ognuno di noi, per diventare ciò che veramente è, deve far posto al silenzio – quello interiore, quello più profondo – e al vuoto, solo principio da cui ogni rinascita, ogni creazione diventa possibile. E l’idea di “vuoto”, da che mondo è mondo, spaventa, respinge.
Riempiamo le nostre vite e le nostre giornate di cose da fare, di parole, di relazioni, proprio per sentirci rassicurati: siamo “pieni”, dunque “esistiamo”.
Eppure non sono le cose che facciamo, e nemmeno, paradossalmente, i nostri pensieri, o lo sguardo degli altri a definirci: in un certo senso esistiamo oltre tutto questo, anche se non ne siamo consci. Ma questa è teoria, la pratica – si chiama così – sono tante diverse “meditazioni” attraverso le quali si riesce, per tentativi e avvicinamenti graduali, o in modo discontinuo, a seconda di come ci si pone, ad accedere alla vera essenza di noi stessi. Magari per capire cosa si vuole davvero, di cosa si ha bisogno.
Non bisogna farsi ingannare però, perchè avversione e desiderio sono i due lati della stessa medaglia – spiega Grazia -. Entrambi possono solidificare blocchi nel libero fluire della nostra immensa energia. È necessario accettare non solo il positivo, il desiderabile, ma anche tutto ciò che non vogliamo, per sviluppare, piano, piano, una sorta di “distanza” dalla duplice natura che nutre ogni cosa, ogni persona, ogni situazione.
È nel lasciar andare, infatti, che spezziamo l’incantesimo più limitante: quello per cui identifichiamo il nostro Ego con noi stessi. E l’Ego ci pone continui limiti, crea nuove paure, pone davanti a noi nuovi ostacoli. Ecco perché nella pratica di mindfulness si accantona volontariamente la tendenza della mente ad attaccarsi ad alcuni oggetti (emozioni, speranze, paure, etc.) e rifiutarne altri. Osserviamo quello che c’è – desiderio o avversione che sia – lo affermiamo dandogli un nome e poi, gentilmente, attraverso il respiro, lo lasciamo andare.
Solo nel vuoto che si crea dopo aver accolto e lasciato andare potremo scoprire nuove, infinite possibilità creative>>. Come dire che prima di poter scrivere una nuova, meravigliosa storia, è necessario partire da un foglio bianco, prima di dipingere da una tela intonsa…prima di capire chi siamo e cosa possiamo, è fondamentale allontanare ogni idea preconcetta su chi siamo e cosa siamo…dal vuoto, e solo da quello, la libertà!