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Cosa rischi se la dieta è troppo “acida”

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Scritto da R C
Il nostro metabolismo funziona in modo ottimale solo se all’interno dei nostri organi non si superano valori di acidità o alcalinità ben definiti, misurabili tramite il pH urinario, oltre i quali si possono avere ripercussioni, di gravità variabile, sulla salute.

In condizioni normali il nostro organismo produce, soprattutto a partire dall’alimentazione, una certa quantità di scorie “acide” (cioè con pH inferiore a 7), che vengono eliminate per via renale attraverso le urine.

Il nostro organismo può contare su meccanismi biochimici, noti come sistemi tampone, atti a neutralizzare l’effetto tossico delle scorie stesse, producendo sostanze alcaline in modo da ripristinare il corretto equilibrio acido-base.

L’alimentazione iperproteica dei paesi industrializzati, ricca di carne e sempre più povera di nutrienti alcalinizzanti, come frutta e verdura, la vita sedentaria con scarsa ossigenazione dei tessuti, lo stress fisico e psichico ed una flora intestinale non equilibrata, possono portare ad un accumulo di scorie acide. Anche alcool e fumo aumentano sensibilmente la quantità di sostanze acide che devono essere eliminate. Infine, l’attività sportiva particolarmente intensa o stressante può generare ulteriore accumulo di sostanze acide con conseguente iperacidosi.

Quando l’organismo produce troppe scorie acide, per via ad esempio di una dieta che privilegia cibi acidificanti, o quando la loro eliminazione diviene difficoltosa, per via di una ridotta capacità di smaltimento da parte di reni, polmoni e sangue, si assiste ad un accumulo di questi prodotti di scarto (acidosi) che possono contribuire all’insorgenza di patologie quali:

  • osteoporosi: il calcio viene sottratto alle ossa per formare sali basici che contrastano l’azione acidificante delle scorie in eccesso;
  • calcolosi renale: la protratta acidità urinaria promuove la precipitazione di sali di calcio e urati;
  • obesità: l’eccesso di tessuto adiposo e la conseguente ridotta azione dell’insulina favoriscono l’acidificazione delle urine;
  • malattie cardiovascolari: la perdita di sali con le urine, soprattutto calcio e magnesio, aumenta il rischio di queste malattie.

Altre evidenze sono state osservate relativamente a malattie infiammatorie croniche (artrite reumatoide), malattie neoplastiche e malfunzioni neurologiche collegate a stati di acidosi.

Gli alimenti consigliati in chiave “anti-acidosi” sono frutta e verdura, che hanno una valida ed efficace azione contro l’acidità tissutale, interna all’organismo. Il limone è ricco di acido citrico, che si trasforma all’interno dell’organismo in citrati, con decisa azione contro l’acidità metabolica. Anche l’acqua ricca di calcio e magnesio è molto utile per il controllo dell’acidità corporea, pertanto bere almeno due bicchieri di acqua al mattino è importante. Gli alimenti vegetali che contrastano l’acidità sono: spinaci (potere basificante maggiore), sedano, lattuga, patate, carote, zucchine, lenticchie, piselli, uva, noci, mirtilli, banane (potere basificante minore).

Il “carico acido” di un pasto è facilmente misurabile attraverso un test che ci permette di calcolare il PRAL.

Quando non basta un cambio di dieta e/o di abitudini per contrastare l’acidosi, alcuni integratori possono darci una mano a ristabilire l’equilibrio e a ritrovare il benessere. Un esempio, la linea “BASEN” di NAMED, formulata con minerali alcalinizzanti.

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