Ortoressici non si nasce. Lo si diventa grazie anche al costante bombardamento mediatico sui cibi che fanno bene o male alla salute e sugli alimenti buoni e cattivi. Un tipo di informazione che nei paesi industrializzati rende il rapporto con il cibo sempre più complesso e problematico. Viste le notizie sulle contaminazioni alimentari e le raccomandazioni di medici e nutrizionisti non c’è da meravigliarsi se il cibo può fare anche paura.
Questa paura spesso porta all’ortoressia nervosa, un vero e proprio disturbo del comportamento alimentare caratterizzato da un’eccessiva ossessione circa le regole alimentari e la scelta del cibo e delle sue caratteristiche a fini salutistici.
L’attenzione alla qualità di ciò che mettiamo nel piatto, in primis per il controllo del peso corporeo e per la prevenzione delle patologie croniche conseguenti come diabete e malattie cardiovascolari, è un comportamento di certo positivo.
Ma il troppo stroppia e paradossalmente la nevrosi del mangiar sano può arrivare a compromettere proprio quella salute tanto agognata. Senza un’adeguata conoscenza della piramide alimentare, le diete molto restrittive, con rigida astensione da alimenti considerati malsani possono compromettere l’equilibrio psicofisico: isolamento sociale, scarsa qualità della vita, ansia, carenze di sali minerali e vitamine, osteoporosi e atrofie muscolari.
L’ortoressico, forte della sua presunta conoscenza delle corrette regole alimentari, si sente su un piedistallo e tende a disprezzare chi a suo parere non mangia sano: “come possono gli altri mangiare ciò che mangiano? Sono certo poco intelligenti e quindi anche poco degni di essere frequentati”.
Pianifica i pasti con giorni d’anticipo, dedica varie ore della giornata alla ricerca dei cibi più sani e tramite il web acquista molti superfoods, alimenti con contenuti di nutrienti superiore alla media dei cibi comuni: alghe, curcuma, bacche di goji, quinoa, zenzero, semi di chia, tofu sono sempre nel piatto. Poco importa se non sono di suo gusto. L’importante è che non facciano male. Arriva persino a coltivare verdure e ortaggi per garantirsi che non contengano pesticidi residui o siano geneticamente modificati.
Andare al ristorante o a cena da amici è del tutto escluso, come è impensabile mangiare pasti preparati in famiglia se non conformi ai suoi canoni di alimentazione salutistica. Anche cottura e uso di un certo tipo di stoviglie devono essere esenti da rischi per la salute. Se poi una tantum prova a derogare dalle regole autoimposte il senso di colpa è tale da arrivare a fargli perdere l’autostima e per ritrovarla si punisce con maggiori restrizioni alimentari creando un circolo vizioso carico d’ansia.
L’identikit dell’ortoressico è stato descritto per la prima volta da Bratman, un dietologo che ha ideato un test per identificare questa psicopatologia alimentare. Visto il numero crescente di casi patologici l’American Psychiatric Society sta valutando di inserire l’ortoressia nervosa nei disordini alimentari con una diagnosi autonoma o come variante del disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo, termine già introdotto nel manuale diagnostico dei disordini mentali.
Il test di Bratman
Se ci si riconosce in almeno 4 di queste affermazioni è bene consultare uno specialista in disturbi del comportamento alimentare:
- impiego oltre 3 ore al giorno pensando alla mia alimentazione,
- pianifico i pasti diversi giorni prima.
- la possibilità che i cibi mi facciano male è sempre più importante del piacere di mangiarli,
- il mio stato di ansia è aumentato da quando ho riflettuto sulla mia alimentazione,
- sono più severo con me stesso nei confronti del mio comportamento alimentare,
- la mia autostima aumenta quando mi alimento in modo corretto,
- ho eliminato radicalmente diversi cibi che mi piacevano in favore di cibi più salutari,
- mi riesce sempre più difficile mangiare fuori casa,
- mi sento in colpa quando non mangio in modo corretto,
- mi sento in pace e in pieno controllo quando mangio in modo corretto.
Dott.ssa Fiammetta Trallo
Medico Chirurgo Specialista in Ginecologia e Giornalista della Salute