Per quasi un secolo il punteggio medio del QI (quoziente intellettivo) nelle nazioni benestanti è cresciuto al ritmo di circa tre punti ogni 10 anni.
Un effetto spiegato dagli esperti dovuto alle migliori condizioni socioeconomiche, una dieta più sana e un livello culturale della popolazione più elevato.
Ma dal 2004 i ricercatori hanno notato un’inversione di tendenza. Nuove generazioni destinate ad essere meno intelligenti?
Ebbene, l’ipotesi dei ricercatori è che il calo sia legato all’invecchiamento progressivo della popolazione. L’intelligenza, infatti, viene valutata da test sulla memoria a breve termine ma anche su quella di lavoro, ovvero l’abilità di trattenere informazioni necessarie per analizzare, ragionare e prendere decisioni.
Quando gli scienziati hanno valutato i risultati totalizzati in questi due tipi di test nel tempo, hanno rilevato che il punteggio della memoria a breve termine è in realtà salito, in linea con quanto osservato finora, ma a ridursi era quello dei test sulla memoria di lavoro. Non solo, negli anni sono aumentati i candidati che si sono sottoposti al test a 60 anni o più.
La memoria di lavoro declina con l’età, mentre quella a breve termine in genere si conserva, dunque si ritiene che l’aumento degli over 60 sia in parte responsabile del calo del QI medio.
Fonte: Adnkronos