Alimentazione I consigli dell'esperto

Le dieci regole per evitare false diagnosi di intolleranze alimentari

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Scritto da Fiammetta Trallo
Quando problemi digestivi come gonfiore addominale post-prandiale, meteorismo, difficoltà a perdere peso e/o disturbi generali di varia natura tendono a persistere, è lecito chiedersi se la causa non possa essere quella di soffrire di qualche intolleranza o allergia verso determinati alimenti.

L’errore principale, come sempre, è il fai-da-te perché, nel tentativo di individuare l’alimento verosimilmente responsabile, spesso si intraprendono rigide diete di esclusione con il rischio di incappare in dannose carenze alimentari, complice il web che sull’argomento pullula di fake news su “falsi test” e rimedi naturali.

Sottoponendosi ad uno o più dei tanti “test non validati”, attualmente presenti sul mercato, ci si può imbattere in false diagnosi di intolleranze alimentari. Nel settore delle intolleranze alimentari, i falsi test, peraltro spesso costosi, abbondano a dismisura tanto che si valuta che alle spalle di questo commercio si muova un business annuo pari a circa 3 milioni di euro.

In realtà, le intolleranze alimentari “vere” sono poche e possono determinare disturbi gastrointestinali o di altro genere, ma di certo non non sono responsabili di sovrappeso e obesità, che sono invece condizioni causate prevalentemente da stili di vita inadeguati.

Se si sospetta una reazione indesiderata a seguito dell’ingestione di uno o più alimenti è necessario rivolgersi al proprio medico curante o al pediatra, che valuterà l’invio allo specialista competente: dietologo, allergologo, diabetologo, endocrinologo, gastroenterologo o internista. Solo lo specialista è in grado di valutare quali indagini prescrivere. La diagnosi deve essere effettuata in ambito sanitario specialistico e competente, seguendo le linee guida diagnostiche.

Spesso, test non scientificamente validati vengono proposti da figure professionali eterogenee, non competenti, non abilitate e/o non autorizzate, e talvolta anche da personale non sanitario. I test per le intolleranze alimentari non vanno effettuati in centri estetici, palestre o in altre strutture non specificatamente sanitarie, anche perché il test, scientificamente validato o meno, prevede una diagnosi, e di conseguenza una terapia con una dieta adeguata, che solo e soltanto il medico può fare e prescrivere.

Le diete di esclusione autogestite, inappropriate e restrittive possono comportare un rischio nutrizionale non trascurabile. Possono, inoltre, slatentizzare disturbi alimentari e nei bambini, in particolare, possono determinare scarsa crescita e malnutrizione.  Quando si intraprende una dieta di esclusione, anche per un solo alimento o gruppo alimentare, devono essere fornite specifiche indicazioni nutrizionali, per assicurare un adeguato apporto sia calorico sia di macro e micronutrienti. La dieta deve essere gestita e monitorata da un professionista competente per individuare precocemente eventuali deficit nutrizionali e, soprattutto nei bambini, verificare che l’accrescimento sia regolare.

Ad esempio, la diagnosi di intolleranza al lattosio o allergie alle proteine del latte, specie nei bambini, deve essere effettuata in ambito sanitario specialistico e competente, tramite test specifici e validati. Stesso discorso per l’intolleranza al glutine.

Il web, i social network ed i mass media hanno un compito informativo e divulgativo e non possono sostituire la competenza e la responsabilità del medico nella diagnosi e nella prescrizione medica.

Per contrastare questo fenomeno è scesa in campo l’Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica – ADI che, insieme alle maggiori società scientifiche della nutrizione ha elaborato un decalogo con i consigli da seguire per evitare di incorrere in false diagnosi e falsi professionisti. Come spiega il presidente ADI Antonio Caretto: <<sempre più spesso ci troviamo di fronte a pazienti che si rivolgono al medico convinti di essere intolleranti a determinati alimenti, solo perché accusano gonfiore addominale e difficoltà digestive. Il più delle volte questi pazienti si presentano con i risultati di test non validati e dopo aver seguito delle diete selettive assolutamente prive di efficacia e soprattutto dannose, proposte da personale non ascrivibile all’ambito sanitario>>.

<<L’uso inappropriato di questi test, eseguiti perlopiù su campioni biologici come sangue, saliva, capelli può determinare un elevato rischio nutrizionale per la salute –  commenta Barbara Paolini, vicesegretario ADI -. Le diete che escludono determinati alimenti, se non adeguatamente gestite e monitorate da un professionista sanitario competente, possono comportare un rischio nutrizionale non trascurabile soprattutto nei bambini>>.

Il decalogo proposto dall’ADI vuole essere uno strumento di prevenzione e orientamento che aiuti a capire a chi rivolgersi prima di ricorrere, senza una prescrizione medica, a inutili e costosi test.

  1. Le intolleranze alimentari non sono responsabili di sovrappeso e obesità.
  2. No all’autodiagnosi e ai test effettuati direttamente presso i centri laboratoristici senza prescrizione medica.
  3. Non rivolgersi a personale non sanitario e diffidare da coloro che praticano professioni sanitarie senza averne alcun titolo.
  4. Diffidare da chiunque proponga test di diagnosi di intolleranza alimentare per i quali manca evidenza scientifica di attendibilità.
  5. Non escludere nessun alimento dalla dieta senza una diagnosi ed una prescrizione medica.
  6. La dieta è una terapia e pertanto deve essere prescritta dal medico.
  7. Non eliminare il glutine dalla dieta senza una diagnosi certa di patologia glutine-correlata.
  8. Non eliminare latte e derivati dalla dieta senza una diagnosi certa di intolleranza al lattosio o di allergie alle proteine del latte.
  9. A chi rivolgersi per una corretta diagnosi?Medico (dietologo, medico di medicina generale, pediatra di libera scelta, allergologo, diabetologo, endocrinologo, gastroenterologo, internista, pediatra).
  10. Non utilizzare internet per diagnosi e terapia.

Dott.ssa Fiammetta Trallo, Medico Chirurgo
Specialista in Ginecologia e Giornalista Pubblicista

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