A fine ottobre si è tenuto a Monaco il Congresso della Società Europea di Oncologia Medica (ESMO), dal quale sono emerse nuove prospettive e protocolli di cura, soprattutto per alcuni tipi di tumore.
Una nuova speranza di cura arriva dall’immunoterapia associata alla chemioterapia classica. Questa nuova strada sembra funzionare, ad esempio, per le donne colpite da tumore al seno triplo negativo metastatico, per le quali ad oggi le armi terapeutiche a disposizione erano esigue.
L’immunoterapia – che punta a risvegliare il sistema immunitario contro il cancro – in combinazione con la chemioterapia, infatti, si è dimostrata efficace, portando ad un aumento di sopravvivenza quasi doppio rispetto alle donne trattate con la sola chemioterapia.
Il risultato arriva dallo studio “Impassion 130”, condotto su 900 pazienti afferenti a centri in vari Paesi del mondo e pubblicato sul New England Journal of Medicine.
Anche la nutrizione clinica dei pazienti con tumore risulta fondamentale, visto che il 40% dei pazienti oncologici in Europa è malnutrito ed un quarto dei pazienti malati di cancro muore a causa della malnutrizione e non per la progressione della malattia.
La nutrizione clinica è associata ad un significativo miglioramento dei pazienti e ad una miglior tolleranza della chemioterapia. Ad oggi, al contrario, solo una piccola minoranza di pazienti è sottoposta ad una valutazione dello stato nutrizionale e inizia una terapia nutrizionale clinica fin dalle prime fasi della malattia e della cura.
La malnutrizione, in questi pazienti, può condurre alla perdita della massa muscolare, ad un aumento del rischio di impedimento fisico, a complicanze chirurgiche, a tossicità e ad una ridotta sopravvivenza.
Si chiama chemioterapia metronomica e sembra funzionare in alcune forme di tumore al seno, ma anche del polmone, del tratto gastrointestinale e della prostata, in stadio avanzato, cioè in presenza di metastasi, le altre terapie si sono rivelate inefficaci e la chemio diventa un’opzione terapeutica irrinunciabile.
«L’idea è quella di somministrare i chemioterapici a piccole dosi e con una frequenza che varia da due/tre volte a settimana fino a quella quotidiana, senza interruzioni. Mentre la classica chemioterapia prevede la somministrazione a distanza di qualche settimana di alte dosi di farmaci che colpiscono le cellule tumorali, ma anche quelle sane, con alta tossicità che va a compromettere le difese immunitarie.
Con la metronomica, invece, le dosi sono ridotte fino a un decimo rispetto a quelle standard e i chemioterapici possono essere assunti al proprio domicilio, migliorando notevolmente la qualità di vita dei pazienti. La metronomica, inoltre, sembra funzionare in modo diverso, rispetto alle somministrazioni classiche, inibendo la formazione di quei vasi sanguigni da cui il tumore trae nutrimento. I farmaci utilizzati, infine, sono meno costosi perché già utilizzati da tempo, e questo semplifica l’accesso alle cure.