I consigli dell'esperto

In Italia il diabete è sempre più “giovane”

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Scritto da R C

Vari specialisti diabetologi

La prevalenza del diabete di tipo 2 negli adolescenti e negli “under 40” sta aumentando notevolmente, come emerso in occasione del 55° congresso della European Association for the Study of Diabetes (EASD), appena concluso a Barcellona.

Secondo la Società Italiana di Diabetologia (SID) <<negli ultimi 10 anni la diffusione del diabete di tipo 2 in questa fascia d’età è addirittura raddoppiata>>, sottolinea il professor Francesco Purrello, presidente SID. <<Si tratta di circa 150.000 soggetti, che, oltre ad essere pazienti “precoci”, vanno incontro ad una gestione più lunga e complessa della malattia, con un aumento del rischio di complicanze croniche, sia macro che micro-vascolari, legate ad un periodo maggiore di esposizione ad elevati livelli di glicemia. Inoltre, stiamo purtroppo verificando che il diabete di tipo 2 a esordio giovanile presenta un fenotipo patologico più aggressivo, che porta allo sviluppo prematuro di complicanze, con effetti negativi sulla qualità della vita e sugli esiti a lungo termine>>. <<Il diabete di tipo 2 nei giovani – continua Purrello – è associato a grave resistenza all’insulina e ad un progressivo deterioramento della funzione delle cellule beta pancreatiche. Contrariamente al diabete di tipo 2 adulto, in questi casi il declino della funzione delle cellule beta è da tre a quattro volte più veloce e i tassi di fallimento terapeutico sono significativamente più alti nei giovani che negli adulti.

Il diabete di tipo 2 a esordio precoce, infatti, colpisce tanti individui in età lavorativa, accentuando gli effetti sociali avversi ed i costi di gestione della malattia>>. All’EASD si è parlato anche di possibilità in campo terapeutico, come spiega il professor Consoli, presidente eletto della Società Italiana di Diabetologia (SID): <<Purtroppo, in Italia l’utilizzo di farmaci innovativi, che pure esistono, è ancora largamente al di sotto di un livello ottimale; infatti, sono attualmente utilizzati solo nell’8% dei pazienti, e troppe persone con diabete sono ancora trattate con terapie che stanno rapidamente diventando obsolete. Questo è sicuramente dovuto anche a problemi di carattere economico. Ogni sforzo dovrebbe tuttavia essere fatto per garantire i benefici connessi ad un approccio moderno alla malattia diabetica al numero più ampio possibile di malati>>.

In un recente studio internazionale, che ha coinvolto 12 centri sparsi nel mondo, realizzato su di 21.641 partecipanti si è dimostrato come un livello di glicemia uguale o superiore a 209 mg/dl, misurato dopo un’ora dal test di carico orale di glucosio, permetta di identificare soggetti con diabete tipo 2 con grande accuratezza. Ciò consentirebbe un utilizzo a scopo diagnostico dei valori della glicemia così determinati, al fine di identificare non solo le persone a rischio di diabete tipo 2 ma anche chi, pur avendo già la malattia, non viene diagnosticato perchè comunemente sottoposto al semplice test ambulatoriale di breve durata, oggi di prassi anche per via dei costi molto limitati.

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