Il Dr. Stefano Fais, dirigente di Ricerca presso il Dipartimento di Oncologia Molecolare dell’Istituto Superiore di Sanità, ci spiega in modo semplice, ma rigorosamente scientifico, perché in questo periodo, complesso dal punto di vista sanitario, occorre tenere sotto controllo l’efficienza del sistema antiossidante, soprattutto ad una certa età.
«Il legame tra stress ossidativo ed efficienza del sistema immunitario è oggetto di studi da anni. È noto il meccanismo che, a causa di un’infiammazione, ad esempio, di un’infezione virale, situazione che al momento è di particolare attualità e ci coinvolge direttamente, si attiva nel nostro organismo per sollecitare la risposta antinfiammatoria con un’iperproduzione di citochine pro-infiammatorie. Ma ora sappiamo anche che la risposta infiammatoria, mentre tampona il danno, contemporaneamente dà anche vita ad un’eccessiva produzione di ROS, i radicali liberi, molecole ossidative che entrano in circolo e che devono essere a loro volta eliminate in modo efficiente. Di solito, in soggetti giovani ed in buona salute, il sistema antiossidante e quello immunitario funzionano regolarmente, collaborando per eliminare la causa scatenante che ha dato via all’infezione o al danno organico. Ma quando è sfavorevole il bilancio tra i ROS in circolazione e le difese antiossidanti messe in campo dai nostri sistemi tampone (situati nell’intestino, nel fegato, nel rene, nello stomaco e nei polmoni), che eliminano l’eccesso di radicali liberi, ne risente anche il nostro sistema immunitario, perché non riesce a far fronte con efficienza all’infezione attivando le proprie difese endogene. Ora, accade, come dimostrato da molti scienziati, che con l’avanzare dell’età (AGING), si verifichi in tutti noi un processo di IMMUNOSENESCENZA: invecchiando, cambiano in noi non soltanto il numero, ma anche l’efficienza e la funzionalità dei leucociti (globuli bianchi) deputati a fronteggiare le infezioni in vario modo; ma il perdurare dell’infezione porta sia alla iperproduzione di citochine pro-infiammatorie sia all’accumulo progressivo di ROS (radicali liberi) in circolo, negli organi filtro (es. fegato e milza) e anche nel sistema nervoso centrale. Mentre negli individui giovani, una volta passata l’infezione, l’organismo riesce efficientemente ad eliminare i ROS, negli individui fra i 60 ed i 90 anni, l’organismo non è così efficiente nello svolgere questa funzione, comportando la permanenza dei ROS che, come oggi sappiamo, agiscono negativamente sulla risposta immunitaria.
Ecco perché, di fronte ad un’infezione virale, le persone anziane, soprattutto se con patologie già in atto, che complicano e ostacolano ulteriormente la risposta infiammatoria ed immunologica, sono molto più soggette a quelle complicanze che in alcuni casi possono rivelarsi fatali.
Ed ecco perché le strategie messe in atto per mantenerci in buona salute devono essere capaci di modulare l’infiammazione, riducendo al minimo la cascata di radicali liberi che ne consegue. Questo si può ottenere aumentando l’introito di sostanze antiossidanti o comunque di sostanze in grado di stimolare una reazione antiossidante dell’organismo, che possano quindi supportare il lavoro di smaltimento di tutti i radicali liberi in eccesso.
Come si riduce, di fatto, lo stress ossidativo? Attraverso una nutrizione varia e ricca di alimenti antiossidanti e vitamine essenziali (frutta e verdura in primis, ma anche cereali integrali, legumi, pesce ed olio EVO) e limitando l’introito di cibi pro-ossidanti, in particolare quelli che abbondano in zuccheri, proteine e lipidi. È fondamentale bere adeguate quantità di acqua, che idealmente dovrebbe avere un pH di almeno 9 (alcalina quindi, e a seguire spiegherò il perché); non scordiamoci che senza l’acqua il nostro organismo ha enormi difficoltà a formare lo ione bicarbonato (HCO3-), che rappresenta il più importante sistema tampone dell’organismo, in grado di rendere efficienti i sistemi di smaltimento delle scorie a livello organico.
Infatti, un fattore da considerare, a qualunque età, è che se il nostro organismo produce troppi radicali liberi da smaltire questo si traduce, soprattutto a livello dei tessuti interstiziali e quindi della matrice extracellulare, in un aumento dell’acidosi, ovvero una diminuzione del valore del nostro pH (inferiore a 7,35). Il nostro corpo ha grandi riserve nel regolare l’equilibrio acido-base, ma l’eccessivo esercizio fisico, un’alimentazione troppo ricca in sostanze acidificanti (in particolare zuccheri e lipidi), uno scarso introito di acqua e un’insufficiente assunzione di vitamine con elevato potere antiossidante (es. Vitamina C), possono portare all’instaurarsi di una riduzione patologica del pH con conseguente acidosi tissutale e successivamente metabolica. Un’acidosi grave e acuta predispone quindi a disfunzioni di vario genere, in primis a livello polmonare e renale, ma anche cardiaco, con ipotensione e aritmie ventricolari, tutte condizioni che aumentano la probabilità di patologie “correlate”, che, quando il nostro organismo deve fronteggiare appunto un’infezione virale, possono portare all’aggravarsi delle condizioni.
Quindi, per riassumere, in tutti, ma in particolare nelle persone anziane, aiutare l’organismo a contenere l’accumulo di sostanze ossidanti e a controllare l’equilibrio acido-base consente sicuramente una più efficiente risposta immunitaria contro gli agenti infettivi, compresi i virus.
Alcuni recenti studi del nostro gruppo di ricerca hanno dimostrato che sia sostanze tampone (sali minerali carbonati di calcio, potassio, sodio, magnesio e zinco) sia prodotti fermentati, quali la Papaya fermentata FPP®, sono in grado di indurre una potentissima azione antiossidante dell’organismo. La loro assunzione, totalmente priva di controindicazioni, può quindi essere di grande aiuto fra i presidi che ognuno di noi può mettere in atto per fronteggiare l’infezione da Coronavirus, in particolare evitando alcune delle più temute complicanze (es. insufficienza respiratoria) che purtroppo in alcuni casi si sono rivelate fatali.»
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