Come funziona il nostro sistema immunitario?
Tutte le volte che il nostro sistema immunitario viene a contatto con un nuovo agente infettivo, si difende producendo anticorpi.
Nella fase iniziale produce le IgM, deputate a combattere rapidamente l’infezione nella fase acuta. Dopo 10-15 giorni si iniziano a formare gli anticorpi IgG, con una più forte e specifica reazione all’infezione in atto.
Le IgG, a differenza delle IgM che hanno vita breve, continueranno ad essere prodotte per un tempo molto lungo, anche per tutta la vita, facendoci acquisire l’immunità temporanea o permanente verso quella specifica infezione.
IgM e IgG possono essere dosate nel sangue tramite un prelievo:
- la presenza di sole IgM elevate è indice di infezione in atto. Il soggetto è altamente infetto;
- la presenza di IgM e IgG è indice di infezione non ancora del tutto superata. Il soggetto è ancora infetto;
- la presenza di sole IgG è indice di infezione superata e di guarigione. Il soggetto non è più infetto e risulta immune all’infezione in caso di un nuovo contatto;
- a distanza di anni la presenza di sole IgG specifiche per un’infezione indica che l’organismo è ancora immune per quell’infezione.
Anche per il Covid-19, il sistema immunitario reagisce producendo anticorpi IgM, nella fase iniziale dell’infezione, e anticorpi IgG durante la fase più avanzata.
Il Prof. Mario Plebani, biochimico della Scuola di Medicina di Padova, in una ricerca condotta in parallelo con Verona, ha riscontrato che «nella totalità dei malati presi in esame si è visto che le IgG si sviluppano entro dieci giorni dal contagio». L’ipotesi è che la risposta immunitaria al Covid-19 sia analoga a quella della Sars, con gli anticorpi che agiscono fino a sei anni, in quantità decrescente dopo i primi tre. Se così fosse, trovare la presenza di sole IgG anti Covid-19 nel sangue sarebbe un doppio certificato, sia di avvenuta guarigione sia di immunità all’infezione in caso di nuovo contatto.
Pertanto, tramite i test sierologici si potrebbe ottenere una sorta di patente di guarigione da Covid-19. L’importanza è enorme. Scoprire se c’è stato contatto con il virus permette di individuare i positivi asintomatici ma, soprattutto, certificare i soggetti guariti e immuni, utile screening per operatori sanitari e lavoratori di altre categorie per agevolare la fase di ripresa.
A breve sarà avviata, in tutta Italia, una campagna nazionale con diversi tipi di test sierologici effettuata a campione su 150mila cittadini, divisi per sei fasce di età, genere e profili professionali. per avere un quadro epidemiologico più chiaro della propagazione del virus in vista della fase 2 di riapertura del Paese. Il Comitato tecnico-scientifico valuterà quelli più affidabili per elevata “sensibilità, specificità e applicabilità”.
Non appena il Ministero della Salute fornirà le linee guida alle Regioni, queste potranno accordarsi con i laboratori analisi privati del territorio per eseguire i test, in primis ai lavoratori delle aziende che dovranno riprendere l’attività lavorativa.
Il primo obiettivo rimane, comunque, quello di avere una “mappatura” epidemiologica della diffusione del virus sul territorio e comprendere quanti cittadini risultano immuni dal virus.
Secondo il Prof Rezza dell’ISS, poiché nei casi in cui il test risulti positivo per la presenza di anticorpi anti-Covid-19, non sapendo se questi sono stati acquisiti di recente o 2 mesi fa, per avere la certezza che la persona non sia più infetta, è necessario eseguire anche il tampone.
L’Ausl Romagna ha già iniziato ad eseguire, nella provincia di Rimini, gli accertamenti sul personale sanitario e socio-sanitario essendo una delle zone regionali emiliano-romagnole più colpite dall’epidemia. Lo screening viene effettuato con i test rapidi ovvero microprelievo di sangue, ottenuto con la puntura sul dito. Nei casi positivi verrà effettuato anche il test del sangue, attraverso il prelievo, e se anche questo darà un esito di positività, verrà effettuato il tampone orofaringeo.
Fonte: REDAZIONE DOTTNET, AGENZIA DIRE.
Dott.ssa Fiammetta Trallo – Medico Chirurgo specialista in Ginecologia e Ostetricia – Giornalista