Il Trifoglio rosso pratense è una pianta che cresce in prati umidi ed erbosi, da sempre conosciuta come “portafortuna” nella sua versione a 4 foglie. Nota fin dall’antichità per le sue valenze terapeutiche, in fitoterapia, il Trifoglio è utilizzato fin dai tempi di Galeno e Dioscoride, che consideravano la pianta efficace nel trattamento dei morsi di serpenti velenosi. Per Plinio il Vecchio, essendo pianta sacra, i serpenti non vi si avvicinavano.
Oggi di questa pianta apprezziamo diversi benefici, soprattutto nel trattamento dei disturbi della menopausa: dal suo fiore rosso si ricava infatti un bioterapico ricco di fitoestrogeni. Superiore ad altre piante per bio-disponibilità (ben più attivo della soia, ad esempio) e per durata, questa fonte ricca, potente e pregiata di Isoflavoni risulta particolarmente adatta per integrare le carenze di estrogeni che determinano i disturbi della menopausa. Il Trifoglio contiene, oltre agli Isoflavoni che aiutano ad attenuare le vampate, anche altre sostanze utili, tra cui glicosidi, cumarine, oli essenziali, minerali, fra i quali calcio, magnesio, cromo, potassio, vitamine, soprattutto A, B12, C e K, e clorofilla. In modo particolare, le cumarine del Trifoglio contribuiscono alla fluidità del sangue, stimolando la circolazione e prevenendo problemi cardiovascolari.
Gli Isoflavoni del Trifoglio rosso contengono genisteina, un fitoestrogeno dotato di alto potere antiossidante, che, contrastando i radicali liberi, è capace di ridurre le perdite di elasticità cutanea, attenuare le rughe premature e proteggere la pelle dall’invecchiamento, oltre a rendere meno frequenti e più leggere le famigerate vampate.
I germogli di Trifoglio sono conosciuti per le loro proprietà toniche e depurative ed hanno un elevato contenuto proteico (30%). Con i germogli è possibile preparare gustose insalate estive, che, fresche e ricche di clorofilla, risulteranno leggere e fonte di pregiati fitoestrogeni, di importanti vitamine e di minerali essenziali.