Un libro è sempre un arricchimento e si lega a doppio filo con i momenti più importanti della nostra vita, trasportandoci in dimensioni nuove, oppure aiutandoci a comprendere meglio la realtà che ci circonda.
Quest’estate avremo solo l’imbarazzo della scelta, perché le novità da portare con noi sotto l’ombrellone, durante un viaggio avventuroso o in un momento di relax su un prato di montagna, sono davvero tante…
Chi ama i romanzi, non potrà evitare “Il colibrì” di Sandro Veronesi (Ed. La nave di Teseo), vincitore del Premio Strega 2020. Dell’autore avevo già letto “Caos Calmo”, vincitore di un altro Premio Strega nel 2006, e mi era piaciuto molto, per la capacità di Veronesi di sondare l’animo umano attraverso il racconto dei fatti e della realtà oggettiva più che degli stati psicologici dei protagonisti. Una lettura se vogliamo quasi “asettica” degli eventi, dai quali però risale la personalità del protagonista: “tu sei un colibrì perché come il colibrì metti tutta la tua energia nel restare fermo. Settanta battiti d’ali al secondo per rimanere dove già sei. Sei formidabile, in questo. Riesci a fermarti nel mondo e nel tempo, riesci fermare il mondo e il tempo intorno a te…”. Un’ode alla fatica di restare fermi, in equilibrio statico attraverso gli eventi, gli amori e le perdite che la vita riserva. Un’ode alla quotidianità di molti, allo scorrere del tempo come fiume dal quale, pur restandovi immersi, non veniamo mai veramente travolti.
A chi invece preferisce i gialli, consiglio un giallo “anomalo, sui generis, che comincia dalla fine”, e che, con la scusa di una trama “investigativa” si inserisce a buon diritto in quel filone che, da Montalbano di Andrea Camilleri in poi, sta creando una narrativa di gialli “made in Sicilia” e ci porta dentro il cuore della “sicilianità”. E Marilina Giaquinta, col suo “Non rompere niente” di Euno Edizioni, questa “sicilianità” la rappresenta totalmente. Non solo, attraverso l’ambientazione, un’isola vulcanica non meglio specificata e che, anche a detta della stessa autrice, è in realtà un “non-luogo”, ma per tramite del vero protagonista di questo libro-novità, che non è il commissario Ventura, ma la lingua di cui il romanzo è composto, e che è tessuto e trama insieme alla trama stessa: una lingua “imbastardita”, altamente evocativa, frutto di dominazioni e conquiste in una Sicilia che ha fatto dell’accoglienza e della convivenza con chi arriva per mare sostanza di sopravvivenza e necessità contingente, e che si trasmette ricca e viva e fino a noi per via idiomatica. Una lingua affidata all’appuntata Maria Isola Lo Faro, forse alter-ego dell’autrice, di sicuro donna con un crogiolo linguistico forte, denso e carico di significati oltre il significato, in bilico tra la prosa e la poesia, rende storia intima e personale e insieme storia dell’Isola per eccellenza. E, forse, dell’umanità intera.
Da Morellini Editore, due novità particolari, la prima delle quali dedicata a chi ama l’arte e vorrebbe conoscere più da vicino una delle icone di questo secolo, peraltro appena scomparsa, ovvero Christo. Il libro della giornalista Zornitza Kratchmarova, “Trasformazioni. L’arte nascosta di Christo e Jeanne-Claude”, con la prefazione del sociologo Ettore Camuffo, racconta la vita e i percorsi artistici della coppia Christo (scomparso lo scorso 31 maggio, a 84 anni) e Jeanne-Claude (venuta a mancare nel 2009), attraverso le parole di chi li ha affiancati nella realizzazione di 10 dei loro maxi-progetti più visionari su scala internazionale.
Sempre di Morellini, la serie di libricini dedicata allo yoga per i più piccoli, “Lilo Super Yogi” di Julie Portanguen con illustrazioni di Jessica Sécheret, comprende quattro volumi per altrettante tematiche: “Mi addormento facilmente con lo yoga”, “Imparo la condivisione con lo yoga”, “Mi concentro meglio con lo yoga” e “Mi apro alla diversità con lo yoga”. Attraverso le sequenze illustrate nel libro, i bambini, accompagnati dagli adulti, imparano a conoscere e ad ascoltare il proprio corpo, a diventare più autonomi, a esprimere con più facilità le proprie sensazioni ed emozioni.
Per ultimi, ma non ultimi, due libri che hanno a che fare, intimamente, con la poesia. Il primo è il ritorno alla prosa di Franco Arminio, poeta tra i più apprezzati del momento e “paesologo”, che con il suo “La cura dello sguardo – piccola farmacia poetica” appena uscito per Bompiani, ci consegna un libro, come lui stesso lo definisce, “dolente e consolante”. Un insieme di riflessioni e piccoli precetti che si fanno “cura” quasi farmacologica, attraverso le parole, per arginare un “male di vivere” che Arminio ricollega, a mio parere, non tanto alla dimensione personale e intima di ciascuno, ma alla dimensione sociale di quella realtà che abbiamo costruito, concretamente, negli ultimi cinquant’anni, e che ha acuito solitudini, inadeguatezze, incapacità relazionali, mettendo al centro forme di “autismo corale” che sempre più ci estraneano e ci rimpiccioliscono… E se un rimedio c’è sta proprio in quello “sguardo” che è un modo, da sempre, per ricollegare le persone tra di loro, per “dare coraggio al bene” nuovamente.
È lo stesso Franco Arminio, cantore impareggiabile dei nostri giorni, a definire “Quando si diventa mare” (Diana Edizioni), raccolta di poesie e aforismi di un giovanissimo Antonino Ficili, come “Un bel libro. Primaverile anche in autunno”. E poiché ogni estate ha sempre dentro, idealmente, un po’ di primavera, radice ed origine della stagione più bella, una lettura “caleidoscopio” che è “meraviglia e mistero degli uomini, della natura, delle passioni” non può che riconciliarci col desiderio di brezza marina che sempre ci prende all’ombra di un ombrellone vista mare…