Consigli preventivi per non rischiare disturbi dell’umore e disturbi del sonno
Dr. Paolo Mariconti, anestesista e farmacologo clinico, esperto in Medicina Funzionale Regolatoria
Chi di noi non ha mai vissuto momenti d’ansia… alzi la mano! L’ansia è, di fatto, un’emozione che ci accompagna nei momenti importanti della nostra vita, ma quest’anno, più che mai, a causa delle incognite legate alla pandemia, rischia di diventare uno stato quotidiano difficile da tenere a bada, e che a sua volta può portare ad una serie di disturbi davvero invalidanti.
Come spiega il Dr. Mariconti: «Accanto a sintomi emotivi quali timore, preoccupazione, senso di paura, difficoltà a concentrarsi e disturbi della memoria, l’ansia scatena anche sintomi di tipo fisico, come cefalea, disturbi gastrointestinali, palpitazioni e dispnea, sudorazione, tremori, tensione muscolare, vertigini, disturbi del sonno e astenia.»
Ciò accade, ad esempio, quando l’ansia, che contiene una componente legata all’aspettativa, quasi alla prefigurazione di un pericolo futuro che ancora non si è verificato, né si sa se mai si verificherà, si trasforma in stress.
«Lo stress mette in campo, a partire da un evento considerato pericoloso, una risposta da parte del nostro sistema simpatico del tipo “combatti o fuggi”, che serve, di fatto, a reagire al pericolo, a trovare una soluzione che ci permetta così di tornare ad uno stato di sereno equilibrio. È fondamentale quindi che questo meccanismo di difesa biologica si attivi per un periodo limitato nel tempo, necessario a riportare allo stato di iniziale benessere, perché uno stress prolungato può avere conseguenze importanti sulla salute dell’intero organismo.»
I sintomi emotivi e fisici sono infatti solo le manifestazioni più evidenti di un’alterazione complessa e che rischia di cronicizzare: una situazione di distress (stress negativo che non riesce ad attivare meccanismi di risoluzione dell’ansia), se protratta troppo a lungo nel tempo, «si può tradurre in una condizione di iper-stress in cui si verifichi un eccesso di reazione, un eccesso di carica, oppure in uno stato di ipo-stress, che porti a demotivazione e depressione.
Lo stress influenza direttamente l’assetto ormonale, attivando cortisolo, adrenalina ed altri ormoni collegati, i quali, a loro volta, hanno azioni più o meno dirette sull’intero organismo e scatenano processi infiammatori e di acidosi che, come in un circolo vizioso, oltre ad auto-alimentarsi reciprocamente, portano ad altre importanti patologie correlate. In definitiva, lo stress cronico, contribuisce ad aumentare anche lo stress ossidativo e ad abbassare le difese immunitarie, agendo sul metabolismo per quanto riguarda, ad esempio, la sensibilità insulinica e i meccanismi di trasformazione degli zuccheri e dei grassi in energia o in tessuto adiposo; sulla funzionalità cardiaca andandone ad alterare il ritmo ed altri parametri vitali; sull’asse cervello-intestino modificando la composizione della flora batterica intestinale; addirittura sul nostro DNA, contribuendo ad accorciare i telomeri, parte finale dei cromosomi che misurano di fatto l’invecchiamento cellulare.»
Ma cosa possiamo fare per evitare che lo stress si trasformi, a partire dall’ansia, in una condizione cronica da cui diventa poi difficile riemergere?
«L’adattabilità è la capacità di resistere allo stress e ricondurlo in canoni adeguati, limitandone l’impatto negativo. Non tutti però, per mille motivi, abbiamo adeguati livelli di capacità d’adattamento. Per questo diventa fondamentale mettere in campo azioni che possano migliorare la nostra capacità di adattarci allo stress e reagire all’ansia. Dobbiamo limitare l’infiammazione “silente”, diretta conseguenza dello stress, migliorando al contempo le difese antiossidanti. A partire dallo stile di vita, che deve, ad esempio, prevedere una corretta e regolare attività fisica di tipo aerobico, la quale agisce direttamente sulla produzione di endorfine, che tendono a contrastare l’insorgere degli ormoni legati allo stress. Anche una respirazione corretta e controllata aiuta a gestire gli effetti dello stress e migliora, oltre all’ossigenazione cellulare, anche la capacità di auto-rilassamento. Un’alimentazione varia e ricca di antiossidanti, premessa ideale per un’eubiosi esemplare, ottimizza la comunicazione positiva tra intestino e cervello. In molti casi può essere utile la fitoterapia, sotto forma di integrazione con alcuni estratti di piante che si sono rivelate in grado di sviluppare attività dirette sul sistema nervoso centrale, quali la Passiflora e la Valeriana, abbassando i livelli di ansia e agitazione, o su quello periferico, come la Melissa, che favorisce il relax. Anche l’Iperico è un adattogeno efficace, che agisce sui recettori della serotonina, oltre ad avere azione antiossidante. Tutti fitoestratti utili per controllare i disturbi dell’umore e del sonno, che spesso insorgono in conseguenza di stress.», conclude lo specialista.