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Lattoferrina, una proteina ad azione “sistemica”

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Scritto da R C

Dr. Fausto Bellabona, medico funzionalista e Docente AIMF, Associazione Italiana di Medicina Funzionale.

La Lattoferrina, una proteina naturalmente presente nel latte materno, è recentemente diventata oggetto di studi scientifici condotti in ambito Covid-19, perché sembra esplicare azione protettiva rispetto al virus, soprattutto nei bambini.

Ma perché e come agisce questa particolare molecola? E come assicurarne le giuste quantità anche agli adulti?

Lo spiega, con parole semplici, il Dr. Bellabona, medico chirurgo ed esperto di alimentazione funzionale, il quale, con un approccio “funzionalista”, ritiene che il nostro organismo sia non un semplice insieme di parti da considerare separatamente, ma un unicum composta da organi che sono fra loro in relazione reciproca e continua rispetto alle proprie capacità e funzioni, funzioni che si influenzano sinergicamente in una visione complessiva e globale.

«In tutti i mammiferi, uomo incluso, il sistema immunitario si forma alla nascita e acquisisce pian piano una maturità funzionale che si completa nel tempo e che poi, dopo una certa età, inizia a declinare. Alla nascita, attraverso il colostro, ricco di Lattoferrina, la madre passa al neonato un’importante arma difensiva, attiva in un momento in cui le difese immunitarie del piccolo sono ancora immature, questo processo continua con l’allattamento.

Dobbiamo considerare che la crescita e lo sviluppo dell’organismo e delle nostre difese avvengono attraverso un’alternanza di fasi di performance, con massiccio utilizzo di energia, e di recupero, durante le quali l’iper-produzione di citochine infiammatorie, che ogni dispendio energetico comporta, viene “smorzata” e tamponata: le scorie (i cosiddetti radicali liberi o ROS), vengono eliminate per ripristinare in modo mirabile e fisiologico quell’equilibrio omeostatico al quale il corpo tende per poter funzionare correttamente e senza intoppi. In effetti, ogni crescita comporta uno stato “infiammatorio” che è di fatto una modalità di tipo “riparativo e rigenerativo” cioè fisiologicamente positiva se avviene entro certi limiti.

I bambini quindi sembrano utilizzare la Lattoferrina come proteina che, insieme ad altre, permette di riparare/rigenerare i tessuti e compensare l’infiammazione generata dalla produzione e dall’utilizzo di energia necessaria per mettere in moto i naturali meccanismi di accrescimento e sviluppo organico. Con un effetto antinfiammatorio e contemporaneamente regolatorio della risposta immunitaria, la Lattoferrina risulta essere uno straordinario intervento materno ideato dalla Natura per guidare la crescita e fortificare il corpo dei piccoli senza interferire con il processo di sviluppo del sistema immunitario.

Tali meccanismi di controllo non si limitano alle fasi di crescita dell’individuo ma entrano in gioco di continuo, ogni istante, per consentire al corpo di sopravvivere e funzionare in modo efficiente e anche per affrontare con successo l’aggressione da parte di agenti esterni, tra cui i virus, che agiscono con chiari obiettivi di selezione biologica dell’organismo più forte e capace di adattamento.

Da adulti, molto più che durante l’infanzia, a causa di abitudini sbagliate, ad esempio in campo alimentare, e a causa dei ritmi spesso stressanti ai quali la quotidianità ci obbliga, si rischia di rendere cronica l’infiammazione “fisiologica”: si accorciano i tempi di recupero, necessari a modulare l’infiammazione stessa che può diventare cronica e silente. Un’infiammazione cronica e silente determina innanzitutto una difficoltà di attivazione degli efficaci sistemi di “recupero”, che permettono di smaltire correttamente tutti i ROS presenti nell’organismo, comportando anche un’eccessiva risposta immunitaria nei confronti degli attacchi virali, che favoriscono l’insorgere di una vera e propria “tempesta citochinica”. Il risultato finale è un’iperproduzione di radicali liberi che indebolisce l’organismo a vari livelli, sistema immunitario incluso. Questa modalità sembra tratto distintivo anche nell’anamnesi dei pazienti affetti da Covid-19.

Una delle risposte terapeutiche proposte dalla Medicina Funzionale regolatoria sta nella regolazione dell’immunità aspecifica. L’immunità aspecifica è quella che ci protegge da virus e batteri, tra loro anche molto diversi, coinvolgendo certamente tutte le cellule, ma che ha nell’intestino il punto chiave. Il sistema delle mucose gioca immunologicamente un ruolo determinante e la mucosa dell’intestino rappresenta quella più estesa del nostro corpo, quella attraverso cui entrano ed escono agenti di ogni tipo, una sorta di porta d’accesso principale rispetto a quanto proviene dall’esterno. È nell’intestino che si modula la convivenza di diverse tipologie di batteri “adattivi” la cui influenza sui processi di regolazione del sistema immunitario è argomento sempre più coinvolgente nella ricerca scientifica. I bambini hanno un intestino senz’altro più “sano” e meglio funzionante rispetto a quello degli adulti, i quali spesso soffrono di disbiosi, un disequilibrio tra i vari germi che abitano le mucose, con ripercussioni anche molto pesanti sulla salute generale. La disbiosi è determinata da vari fattori, cominciando dalle cattive abitudini alimentari, ad es. un uso esagerato di alimenti ad alto potenziale infiammatorio (cibo spazzatura, bevande ad alto contenuto di zucchero etc.), ma anche da stress psicofisici, e da un uso continuativo di farmaci, i quali possono modificare in modo importante la flora intestinale. Sappiamo che il sistema immunitario degli adulti tende a diventare progressivamente sempre meno “adattivo” ed efficiente anche a causa dell’alterazione della flora batterica intestinale.

Recentissimi studi evidenziano, sebbene il tratto respiratorio sia il principale portale di ingresso di SARS-CoV-2, anche un coinvolgimento gastrointestinale con sintomi quali nausea, vomito, diarrea e persistenza di particelle virali, tanto che alcuni ricercatori parlano di “asse polmone-intestino. I primi studi, in questo senso, avevano rilevato una bassa incidenza (1–3,5%) di manifestazioni gastrointestinali o epatiche nei pazienti Covid-19, ma studi più recenti hanno riportato un più alto tasso di affezione (11,4 – 24,2%). Inoltre, nei soggetti affetti da SARS-CoV-2, può essere presente anche un coinvolgimento epatico, infatti le transaminasi possono variare da livelli lievi a livelli elevati, probabilmente correlati alla presenza di recettori ACE-2, gli specifici recettori di adesione del Covid-19 alle cellule, sugli enterociti nell’ileo e nel colon, colangiociti ed epatociti. L’ACE-2 sembra, inoltre, mediare i processi infiammatori e, di conseguenza, anche l’eventuale insorgenza di diarrea può costituire un sintomo infiammatorio caratteristico della reazione dell’organismo all’attacco del virus.

Da queste osservazioni emerge l’utilità della Lattoferrina. È una proteina a carica elettrica positiva dotata della capacità di legarsi ai recettori a carica negativa di alcune specifiche glicoproteine coinvolte nel meccanismo di replicazione virale, i glicosaminoglicani, e questa sua proprietà impedisce al virus l’ingresso nella cellula.  L’azione è quella di una chiave inserita nella toppa giusta che impedisce ad un’altra chiave, quella posseduta dal virus, di aprire la porta ed entrare nella cellula. Pare quindi che la Lattoferrina, interponendosi sulle pareti di adesione delle cellule, in modo particolare di quelle che compongono la barriera intestinale, impedisca al virus Covid-19 quella adesività che è il presupposto per entrare nelle cellule e diffondersi nell’organismo.

Sappiamo anche che la Lattoferrina è coinvolta nel circuito delle proteine di regolazione dell’omeostasi del ferro, minerale che è un componente fondamentale del meccanismo di produzione dell’energia. Regolando questo aspetto sembra anche in grado di regolare la produzione di citochine pro-infiammatorie, tra cui l’Interleuchina 6, ossia di impedire che si avvii quel linguaggio ormonale che porta all’infiammazione.

La Lattoferrina si dimostra quindi attiva su più fronti, agendo, di fatto, a livello “sistemico”: infatti, impedisce al virus di potersi legare agli specifici recettori ACE-2, porte di ingresso alle cellule, e contemporaneamente va a regolare l’infiammazione scatenata quando l’organismo inizia a combattere l’attacco da parte degli agenti esterni, riportando in equilibrio le citochine pro-infiammatorie che, se in eccesso, diventano fattore di indebolimento delle naturali difese immunitarie».

Ma come facciamo ad assicurarci la giusta dose di Lattoferrina, in modo da potenziare le difese immunitarie e al tempo stesso modulare l’infiammazione, anche da adulti?

«La Lattoferrina è presente nel colostro materno in quantità variabile, pertanto l’utilizzo di integratori a base di colostro non sempre garantisce una biodisponibilità adeguata di questa proteina. Esistono, per fortuna, integratori completi, in formulazioni diverse, destinate sia a bambini sia ad adulti, e che grazie a diverse componenti, tra cui anche la Lattoferrina, assicurano un’azione a 360° oltre che massima biodisponibilità dei principi attivi. LD1 Junior ed LD2 di Named®, ad esempio, che io utilizzo da tempo, oltre alla Lattoferrina, che agendo per chelazione del Ferro, limita l’accesso a virus e batteri oltre a ridurre la formazione dei ROS e quindi l’infiammazione, sono formulati anche con batteri tindalizzati, prebiotici e probiotici che regolano in senso adattivo la flora batterica intestinale; contengono inoltre succo concentrato di Cranberry (mirtillo rosso) che ostacola l’adesione di batteri patogeni negativi alle cellule della mucosa intestinale. In questo modo si mantiene in salute l’intestino, favorendone l’eubiosi e rendendo più efficaci i processi antinfiammatori e immunomodulanti in caso di aggressione virale o batterica», conclude il Dr. Bellabona.

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