Salute

L’infiammazione, come e quando “spegnerla”?

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Scritto da R C

Oggi sappiamo che alla base di molte patologie acute e croniche vi è l’infiammazione, un naturale meccanismo di difesa dell’organismo che talvolta però rischia di degenerare, provocando danni importanti difficili da fronteggiare.

Quando, a causa di un trauma fisico, di un’infezione virale o batterica, di un’allergia, il nostro sistema immunitario si sente in pericolo, reagisce liberando le citochine “pro-infiammatorie”, enzimi che, agevolando la comunicazione tra le cellule, favoriscono una pronta reazione dell’organismo. Sintomi quali calore, gonfiore, edema e dolore indicano che è in atto una risposta infiammatoria “acuta”, di per sé benefica; è la prova che il sistema immunitario si sta attivando per guarire.

Ma è il cronicizzarsi dell’infiammazione a provocare danni; quando l’organismo vive in uno stato di allarme perenne, in uno stato ormai continuo di risposta infiammatoria, il dolore cronicizza e possono insorgere patologie anche importanti, difficili da diagnosticare perché spesso silenti e complicate da gestire: cardiopatie, malattie reumatiche, artrite e artrosi, allergie, e persino tumori.

Oggi sappiamo che l’infiammazione accompagna tutte le patologie croniche, tra cui, ad esempio, il diabete; da tempo la scienza si concentra sull’eliminazione delle cause che determina l’insorgenza di patologie croniche, chiamando in causa, spesso e volentieri, l’attività del sistema immunitario. Anche osservando le modalità di azione del Covid-19 è stato evidenziato il ruolo dell’infiammazione, che sembra essere determinante negli esiti più sfavorevoli, proprio a causa di quella “tempesta citochinica” che, se da un lato è in grado di spingere il sistema immunitario a contrastare i virus, dall’altro rischia, in quanto eccessiva e difficile da modulare, di indebolire proprio gli organi interessati, a vario titolo, dalla risposta immunitaria.

Gli scienziati ipotizzano che nei processi che si verificano quotidianamente nell’organismo siano coinvolti complessivamente ben 15.000 enzimi, che ogni secondo di ogni giorno attivano ben 30 quadrilioni di reazioni chimiche: dalla respirazione alla crescita, dalla digestione alla produzione di energia, fino ai processi di riparazione di una ferita o alle reazioni del sistema immunitario, sono tutte attività regolate dagli enzimi.

Ma a volte il nostro sistema immunitario non dispone di una quantità sufficiente di enzimi per attivare la benefica risposta infiammatoria in caso di uno stress acuto. Oppure, più spesso, la risposta infiammatoria cronicizza, diventando permanente, mantenendo il nostro sistema immunitario in uno stato di allarme continuo: è a questo punto che l’infiammazione provoca danni, sovraccaricando e logorando il sistema immunitario, cronicizzando sintomi quali il dolore, innescando una serie di reazioni a catena che rompono l’equilibrio dell’organismo generando patologie spesso gravi in organi bersaglio dell’infiammazione.

Ecco perché risulta importante “modulare” la risposta infiammatoria, evitando che cronicizzi; i farmaci “antinfiammatori” hanno proprio la funzione di “spegnere” l’infiammazione, evitando che una quantità eccessiva e non necessaria di citochine pro-infiammatorie resti in circolo nell’organismo provocando danni ai nostri organi e “intasandoli” con sostanze di scarto (i cosiddetti ROS o radicali liberi), che, come in un circolo vizioso, depositandosi all’interno degli organi, ne ostacolano il corretto funzionamento. Oggi è possibile modulare, in modo naturale, l’infiammazione assumendo formulazione a base di enzimi che supportano fisiologicamente i processi infiammatori e contemporaneamente forniscono sostanze antiossidanti utili a ridurre la quantità di radicali liberi (ROS).

Tra le sostanze che negli anni sono state testate per le loro proprietà antiossidanti naturali, troviamo la Vitamina C e la Papaya fermentata FPP® “Fermented Papaya Preparation” dell’Osato Research Institute che, insieme ad una dieta ricca di antiossidanti (vegetali, frutta e verdura), aiutano l’organismo a eliminare più facilmente i ROS, rendendo così più efficiente il sistema immunitario, sostenendolo nella modulazione della risposta infiammatoria.

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