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Cuore di donna, medicina di genere e rischio cardiovascolare

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Scritto da R C

(Dr. Carlo Maggio, Cardiologo, docente di Medicina Funzionale presso AIMF Health)

Dal documento “Prevenzione Italia 2021”, presentato lo scorso 13 maggio durante la prima Giornata Italiana per la Prevenzione Cardiovascolare, organizzata da SIPREC (Società Italiana per la Prevenzione Cardiovascolare), è emerso che oggi, in Europa, muore per problemi cardiovascolari (ictus e infarto), il 38% circa di donne contro il 32% circa di uomini, e che le patologie cardiovascolari colpiscono la donna tre volte più di tutti i tumori femminili messi insieme (seno, utero, polmone).

Le patologie cardiovascolari, negli ultimi 30 anni sono diventate la prima causa di morte per la popolazione femminile occidentale in età menopausale. Occorre perciò iniziare a parlare di “medicina di genere” anche per quanto riguarda questo tipo di problematiche, visto che la loro insorgenza è infatti differente a seconda del genere di appartenenza.

Ma quali sono i fattori di rischio che emergono e che differenze si riscontrano, in questo senso, tra uomini e donne?

Come spiega il Dr. Carlo Maggio, Cardiologo: «Alcuni fattori di rischio sono gli stessi in entrambi i sessi: fumo, colesterolo alto, ipertensione, diabete, sedentarietà, obesità e dislipidemie. Per quanto riguarda la donna, poi, vanno ad aggiungersi dei fattori di rischio esclusivi, legati alla sua vita biologica: anzitutto, in menopausa, soprattutto se precoce, il rischio aumenta considerevolmente, perché l’equilibrio ormonale di estrogeni e progesterone, che durante l’età fertile è un fattore cardioprotettivo, in menopausa si altera.

Poi, ci sono i fattori di rischio cosiddetti “emergenti”, che colpiscono più frequentemente le donne rispetto agli uomini: le malattie autoimmuni, ad esempio l’artrite reumatoide, e quelle di origine infiammatoria, che sembrano predisporre alle patologie cardiovascolari. Senza dimenticare la depressione, ben più comune tra le donne».

«Un altro importantissimo fattore che contribuisce a far aumentare l’incidenza di infarti e ictus tra le donne – prosegue il Cardiologo – è legato alla diagnosi spesso tardiva: la cardiologia attuale, infatti, è stata costruita a “misura d’uomo” nella definizione dei fattori di rischio, negli studi clinici e nelle cure, e si tende a diagnosticare tardivamente la patologia cardiovascolare nelle donne a causa della sintomatologia diversa, che in qualche modo “svia” e complica la diagnosi, basata sull’accertamento di segnali tipici nei maschi, ma non sempre rilevabili nelle donne.
Il dolore, sintomo caratteristico dell’infarto acuto “al maschile”, che comunemente viene avvertito ad altezza dello sterno e che si irradia al braccio sinistro o al giugulo, infatti, tende a presentarsi meno ed in modo diverso nelle donne nelle quali, invece, compaiono sintomi del tutto aspecifici, quali nausea, mancanza di fiato, senso di oppressione retrosternale, sudori freddi.

Anche le cause che portano all’infarto sono spesso differenti. Nell’uomo, di solito, si verifica la rottura di una placca aterosclerotica con conseguente formazione di un trombo che va ad occludere il vaso sanguigno. Nelle donne, invece, sono presenti molti altri meccanismi fisiopatologici come l’erosione di placca, la dissezione spontanea e l’infarto senza ostruzione delle arterie coronarie (MINOCA). Tipicamente femminile è anche la “cardiopatia da stress”, o Takotsubo, un infarto che si verifica a qualche settimana di distanza da un evento molto stressante e che avviene, anch’esso, a coronarie sane. Tutte queste importanti differenze, a livello di sintomi e cause, nell’emergere dell’infarto cardiaco, fanno sì che la diagnosi di infarto sia meno efficiente e tempestiva per le donne rispetto agli uomini».

Come può, allora, la Medicina Funzionale, aiutare le donne a contenere i fattori di rischio e ad allontanare questo genere di problematiche ora così impattanti?

«La Medicina Funzionale Regolatoria non guarda tanto al genere quanto alla “persona”, intesa come “unicum”, che necessita di protocolli di cura specifici. Inoltre, basandosi sulle 4 P (personalizzazione, appunto, ma anche predittività a partire da una disfunzione d’organo, prevenzione e partecipazione del paziente al percorso identificato), punta, più che sulla cura, sull’anticipare l’insorgere di certe patologie. E lo fa andando ad agire per tempo su quei “campi di disturbo” che alterano la funzionalità di alcuni organi, diversi e specifici per ognuno di noi. Grazie ad un’integrazione mirata che vada, a seguito di analisi e check up pensati “ad personam”, a correggere eventuali mancanze e rimodulare e bilanciare alcuni assetti che hanno evidenziato delle fragilità.

Nelle donne, anche ben prima della menopausa, risulta fondamentale un’integrazione di Vitamina D e K2, per regolare il metabolismo del calcio ed indirizzare questo minerale nel tessuto osseo evitando depositi a livello delle coronarie e altri tessuti molli. Subito dopo l’inizio della menopausa andrebbero anche accertati i livelli di colesterolo e pressione sanguigna, per ricorrere ad integratori specifici di Omega-3, in modo da ridurre il livello delle lipoproteine LDL, piccole e dense, particolarmente pericolose per le arterie.

Per riuscire a modulare la risposta allo stress, così da evitare ricadute sul tono neurovegetativo, diventa interessante l’impiego di alcuni composti naturali dalle qualità rilassanti e che influiscono positivamente sul tono dell’umore e sulla qualità del sonno, quali Passiflora, Ashwagandha, ma anche il Magnesio, che è un minerale che sostiene l’equilibrio del sistema nervoso.

Occorre, infine, intervenire sull’infiammazione cronica di basso grado che oggi sappiamo essere associata a numerose malattie, quali quelle autoimmuni e tumorali, e che sembra essere, più diffusamente tra le donne, uno dei fattori predisponenti a problematiche cardiovascolari. In quest’ambito Nattochinasi, Curcumina, Glutatione orosolubile e Papaya fermentata hanno dimostrato di possedere qualità antinfiammatorie e antiossidanti. Questi sono naturalmente solo alcuni consigli di intervento nell’ambito della Medicina Funzionale Regolatoria, oltre che “di genere”, ma ogni individuo è una storia a sé, anche per quanto riguarda il rischio cardiovascolare e le strategie di prevenzione mirata», conclude il Dr. Maggio.

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