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Un passo in più nella comprensione e cura della sindrome da “Long Term Covid”

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Scritto da R C

Uno studio* italo-americano, pubblicato su “FRONTIERS OF MEDICINE”, evidenzia i meccanismi metabolici e le implicazioni cliniche della sindrome da “Long Term Covid”.

Intervista al Dr. Evasio Pasini, tra gli autori dello studio.
Medico Cardiologo e Patologo Clinico, già professore a.c. Università degli Studi di Brescia, in prima linea sui pazienti Covid di Brescia, il Dr. Pasini è anche co-autore del libro “Il coraggio e la passione – Brescia e il Covid-19”, edito da Fondazione Spedali Civili di Brescia.

Milioni di persone, ad oggi, hanno contratto il Covid, in forma più o meno grave, oppure asintomatica. Un vero “esercito”, ovvero tra il 50% e l’80% di coloro che sono usciti dall’infezione, indipendentemente dalla gravità della malattia acuta, continuano però nel medio e lungo periodo ad avere sintomi anche severi, che limitano la qualità della vita quotidiana. Tale condizione clinica è, a tutti gli effetti, una vera e propria “Sindrome Post-Covid” o “Long Term Covid”.

Stanchezza cronica, dolori muscolari, difficoltà respiratorie, problemi cardiaci: questi sono alcuni dei sintomi che permangono anche per molti mesi in chi ha contratto il Covid-19.

Ma perché si evidenziano questi sintomi dopo mesi dal tampone negativo?

L’ipotesi più plausibile, a cui si è subito pensato, è l’alterazione della disponibilità di ossigeno nel sangue, dovuta ad una riduzione della diffusione polmonare, secondaria ad un danno permanente o di lenta risoluzione dell’interstizio polmonare, conseguente alla polmonite virale acuta.

Tale ipotesi non convince però totalmente. Infatti, è interessante notare che solo una minima parte dei pazienti con sindrome Post-Covid ha avuto una grave insufficienza respiratoria acuta. Inoltre, i sintomi di tale sindrome, in particolare l’astenia e la fatica, sono presenti anche in pazienti che hanno avuto sintomi molto leggeri (quali la febbre) con o senza tosse per alcuni giorni e/o semplici dolori articolari simili a quelli influenzali.

«Deve esistere, quindi, un meccanismo diverso alla base della Sindrome Post-Covid che non è direttamente legato all’insufficienza respiratoria e che chiama in causa le modalità di replicazione del Virus» aveva già ipotizzato il Dr. Evasio Pasini.

Oggi un nuovo studio, condotto da un pool di ricercatori italiani e statunitensi, tra i quali il Dr. Pasini, e pubblicato a luglio 2021 su “Frontiers of Medicine”, dal titolo “Serum Methabolic Profile in patients with Long Covid (PASC) Syndrome: Clinical Implications”, fa luce sui meccanismi di tipo “metabolico” che governano la “Sindrome da Long Term Covid”.

Lo studio ha esaminato 75 pazienti ex-Covid negativizzati da mesi, con sintomatologia Long Covid ma senza postumi a livello polmonare quindi con valori normali di saturazione dell’ossigeno circolante durante sforzo fisico.

Ebbene, a partire da una coorte di soggetti in cui il Covid non ha lasciato strascichi a livello respiratorio, e quindi danni a livello polmonare, si è analizzato, grazie a semplici esami del sangue, il metabolismo dei pazienti.

I risultati hanno evidenziato che in questi pazienti la Sindrome Post-Covid sembra attribuibile ad uno stato di “protein disarrangement”, ovvero un’alterazione del metabolismo proteico associato ad una condizione di bassa ma continua infiammazione ed ipercatabolismo.

Di fatto, nello studio sono state trovate concentrazioni ridotte di proteine plasmatiche quali l‘emoglobina e l‘albumina in combinazione con livelli oltre i limiti superiori di markers dell’infiammazione (PCR) e della coagulazione (D-dimero), associati a ferritina elevata. Tali alterazioni suggeriscono uno stato di ipercatabolismo ed ipercoagulabilità ematica.

Ma perché emoglobina e albumina basse, e Ferritina e D-dimero alti sarebbero collegabili a questa sindrome?

«Come ogni altro virus, anche il Covid-19 attacca le cellule del nostro organismo, formate da molte molecole, tra le quali proteine, a loro volta costituite da catene di aminoacidi, e le scinde per utilizzare gli aminoacidi, così disponibili, per creare nuovi virus (i virioni) identici al virus di partenza» spiega il Dr. Pasini. «Come prima cosa il virus, dunque, attacca e penetra all’interno della cellula. In seguito, avviene la fase di svestimento. In tale fase il virus libera il suo patrimonio genetico (mRNA) e lo inserisce nel messaggio genetico della cellula, mandando dei “falsi messaggi” alla cellula stessa, per cui questa mette a disposizione tutte o parte delle sue risorse (energia, strutture citoplasmatiche, molecole quali le proteine, ecc.), per assemblare i virioni. In questa fase, si attivano anche le difese immunitarie, e ciò crea una forte infiammazione, causando quella “tempesta citochinica” di cui si è molto parlato. Sia l’attacco diretto del virus alle cellule sia la “tempesta citochinica” causano importanti alterazioni metabolico/strutturali delle cellule colpite, che perdono le proprie capacità metaboliche e funzionali. È come se le cellule del nostro corpo funzionassero al 30-50% della loro normale capacità, ed occorre tempo perché la cellula, se non viene uccisa dal virus, ripristini il proprio patrimonio sia strutturale sia energetico per ritornare a svolgere le proprie normali attività funzionali e metaboliche.

È importante sottolineare che il Covid-19 attacca quasi tutte le cellule del nostro organismo. I sintomi clinici sono prevalentemente polmonari perché il virus entra con il respiro e la prima nostra struttura anatomica che incontra è il polmone. A supporto di tale affermazione dobbiamo ricordare che esiste, infatti, una serie di sintomi extra-polmonari collegati all’infezione da Covid che riguardano altri organi o sistemi quali: intestino, cuore, cervello, muscoli, sistema cardiocircolatorio e reni.

Molte delle proteine che il virus demolisce, per poterle cannibalizzare, sono molecole contenenti un gruppo Eme caratterizzato per avere al suo interno un atomo di ferro. Di notevole importanza è sottolineare che gli enzimi Eme svolgono fondamentali funzioni all’interno della cellula quali il trasporto dell’ossigeno nel sangue (emoglobina), la produzione di energia nei mitocondri (citocromi) e l’effetto detossificante contro specifiche molecole (citrocromo P 450) o contro i radicali liberi dell’ossigeno (catalasi e perossidasi).

Durante i processi di lisi virale, dagli enzimi Eme demoliti, si liberano gli atomi di ferro (da cui l’innalzamento dei livelli di ferritina evidenziati) che possono ulteriormente amplificare il danno cellulare innescando una reazione detta ferro-apoptosi che causa la morte cellulare indipendentemente dall’infezione virale. Semplici valutazioni plasmatiche, quali la ferritina, l’albumina e l’emoglobina, indicano allora l’entità del danno cellulare virus-indotto di lisi proteica, inclusa la demolizione degli enzimi Eme. Da quanto detto in precedenza, si intuisce facilmente che le proteine, enzimatiche e non, sono componenti essenziali di tutte le cellule e che il loro depauperamento, a seguito dell’attacco virale, rischia proprio di provocare la sindrome Post-Covid con debolezza, dolori, alterazioni funzionali a livello muscolare, astenia…».

Come possiamo curare la Sindrome Post-Covid in base a tali risultati?

Lo stato di alterazione ipercatabolica con segni di lisi proteica ancora in atto dopo la negativizzazione del tampone, indica la necessità di attivare cure aggiuntive rispetto a quelle adottate per i pazienti Covid con dispnea dovuta a danno polmonare. Il quadro evidenziato richiederebbe, infatti, come emerge dallo studio, una profilassi di tipo nutrizionale, per correggere le alterazioni a livello metabolico, associata a trattamenti con anticoagulanti ed antinfiammatori.

Si tratta di una buona notizia, non solo perché queste conoscenze scientifiche consentono un passo ulteriore nella comprensione dei meccanismi alla base della Sindrome Post-Covid ma anche perché, come confermerebbero i miglioramenti ottenuti in pazienti già curati in questo modo, l’integrazione con specifiche miscele di singoli aminoacidi, formulate in base ai bisogni metabolici umani, e Vitamine sono in grado di rendere reversibili i danni da Long Covid di origine metabolica.

Referenze:
*Serum Metabolic Profile in Patients With Long-COVID (PASC) Syndrome: Clinical Implications (Frontiers in Medicine | www.frontiersin.org 1 July 2021 | Volume 8 | Article 714426).
Evasio Pasini1, Giovanni Corsetti2, Claudia Romano2, Tiziano M. Scarabelli3, Carol Chen-Scarabelli4, Louis Saravolatz5 and Francesco S. Dioguardi6
1 – Division of Cardiac Rehabilitation, Scientific Clinical Institutes Maugeri Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS), Lumezzane, Italy.
2 – Division of Human Anatomy and Physiopathology, Department of Clinical and Experimental Sciences, University of Brescia, Brescia, Italy.
3 – Center for Heart and Vessel Preclinical Studies, St. John Hospital and Medical Center, Wayne State University, Detroit, MI, United States.
4 – Division of Cardiology, Richmond Veterans Affairs Medical Center, Richmond, VA, United States.
5 – Department of Medicine at St. John Hospital, Wayne State University, Detroit, MI, United States.
6 – Department of Internal Medicine, University of Cagliari, Cagliari, Italy.

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