Ormoni. La causa dei disturbi più comuni della menopausa è da ricercarsi nella variazione dei livelli ormonali normalmente prodotti dalle ovaie durante l’età fertile per consentire il concepimento: estrogeni, progestinici e, in parte, anche alcuni ormoni androgeni, ad esempio il testosterone. L’abbassamento dei livelli ormonali di estrogeni e progestinici collegati alla perdita di funzionalità delle ovaie, che si verifica in tutte le donne tra i 40 ed i 60 anni di età, rappresenta la fine del periodo fertile, con l’esaurimento della funzionalità ovarica e la scomparsa del ciclo mestruale. Si tratta di un fenomeno del tutto naturale, ma che può portare con sé numerosi disturbi, più o meno gravi ed impattanti sulla vita delle donne.
Libido. Tra i sintomi più precoci della menopausa troviamo un calo del desiderio sessuale, che può addirittura verificarsi subito dopo i 40 anni, e che influenza molto il modo in cui una donna può vivere il periodo della menopausa. A causa della mancanza di desiderio, infatti, possono insorgere problemi di coppia e la donna rischia di sentirsi meno attraente. In realtà, da un punto di vista fisiologico, il calo della libido è semplicemente un segnale del fatto che il corpo non potrà più procreare e portare avanti una gravidanza, e non che la vita sessuale, non necessariamente legata alla volontà di un concepimento, sia finita, anzi… Il calo di desiderio correlato alle variazioni ormonali potrà quindi essere in parte contrastato dalla consapevolezza della nuova libertà che un corpo ancora efficiente ed in forma può regalarci, accogliendo pienamente il cambiamento in considerazione di tutto il positivo che può regalarci. Per i disturbi più specificamente “fisici”, legati a questo nuovo stato, quali ad esempio la secchezza vaginale, che potrebbe rendere difficoltosi i rapporti sessuali, esistono molti rimedi anche naturali, quali gel a base di acido ialuronico e fitormoni.
Vampate. Rappresentano il disturbo più classico della menopausa e interessano oltre il 70% delle donne, perdurando in media per un paio d’anni, ma in un quarto dei casi possono manifestarsi anche per oltre 5 anni. Si manifestano con una sensazione di calore intenso che percorre tutto il corpo come un’onda, concentrandosi su viso e decolleté; tale calore dura dai 30 secondi ai 3 minuti e termina solitamente con sudori freddi. Le vampate di calore possono ripetersi più volte nell’arco di un giorno e quelle notturne disturbano il sonno, provocando insonnia. Spesso si associano a palpitazioni e tachicardia e indirettamente provocano nervosismo e agitazione perché sono difficili da controllare e arrivano inaspettate. Non si tratta di sintomi preoccupanti per la salute, ma possono essere molto fastidiosi soprattutto se impediscono un sonno regolare.
Osteoporosi. Accanto ai sintomi “percepibili” della menopausa, quali appunto le vampate, ne troviamo altri più subdoli perché più gravi ma “silenti”, legati al calo degli estrogeni. Tra i più comuni e diffusi vi è l’osteoporosi, ma anche l’aumento di rischio per le patologie cardiovascolari, che si verifica anche a causa del consistente aumento di peso corporeo delle donne in menopausa. L’osteoporosi è una malattia sistemica dell’apparato scheletrico, caratterizzata da una bassa densità minerale e dal deterioramento della micro-architettura del tessuto osseo, con conseguente aumento della fragilità ossea, che peggiora durante la menopausa. La principale complicanza dell’osteoporosi è rappresentata dalle fratture, che sono soprattutto a carico di anca, colonna vertebrale, polso e spalla e che possono presentarsi anche dopo un trauma banale o spontaneamente. L’osteoporosi andrebbe prevenuta a partire dall’infanzia, con movimento e attività sportiva regolare, alimentazione ricca di proteine, calcio e Vitamina D. Così da garantirsi una massa ossea adeguata. Dopo i 40 anni la perdita di calcio a livello osseo è regolare e difficile da contrastare, perché si riduce il metabolismo della Vitamina D, essenziale per fissare il calcio a livello osseo. Le donne in post-menopausa sono esposte a un rischio maggiore perché gli estrogeni, che diminuiscono con la menopausa, giocano un importante ruolo protettivo sull’osso. Ecco perché eventuali terapie a base ormonale – con ormoni sintetici o naturali – possono aiutare a limitare i danni da osteoporosi. Per fotografare lo stato di salute delle nostre ossa, l’ideale sarebbe poter confrontare due MOC fatte rispettivamente durante il periodo fertile e durante la menopausa.
TOS. I numerosi disturbi della menopausa vengono convenzionalmente trattati con la Terapia Ormonale Sostitutiva di sintesi (TOS) che incrementa i livelli ormonali grazie alla somministrazione di estrogeni di origine chimica, effettuando cicli di massimo 3/6 mesi in quanto comportano una serie di effetti collaterali non trascurabili: si va da sintomi soggettivi (mal di testa, ansia, gonfiori, etc.) a effetti oggetti quali l’aumento di peso, problemi di circolazione e addirittura l’incremento del rischio di tumore della ghiandola mammaria e dell’utero.
Trifoglio rosso. Una valida alternativa alla Terapia Ormonale Sostitutiva di sintesi sono i trattamenti bioterapici: esistono piante medicinali e fitoestratti che hanno rivelato una significativa efficacia ed un ottimo grado di tollerabilità nel trattamento dei disturbi della menopausa. Ma soltanto i bioterapici ad elevato contenuto di isoflavoni (sostanze vegetali che simulano l’attività degli estrogeni) sembrano in grado di far fronteggiare i problemi più gravi che caratterizzano la menopausa – osteoporosi e patologie cardiovascolari – senza presentare effetti collaterali e, addirittura, riducendo il rischio di proliferazioni tumorali a livello di utero e mammella. Tra i fitoestrogeni, la fonte ad oggi più ricca, più potente e più pura di isoflavoni, è il Trifoglio rosso pratense. L’estratto di Trifoglio rosso rappresenta un’integrazione naturale e “intelligente”: quantitativamente e qualitativamente più ricco di isoflavoni rispetto alla soia, fino a 45 volte più attivo. I suoi 4 fitoestrogeni, infatti, sono dei veri e propri SERM, ovvero Modulatori Selettivi sui Recettori Estrogeni, ovvero non attivano quei recettori “pericolosi” perché possibili attivatori di cellule tumorali. I fitoestrogeni del Trifoglio pratense costituiscono dunque un approccio vincente nel trattamento non solo dei disturbi più lievi ma anche di patologie gravi correlate alla menopausa.